Capita spesso, durante i corsi di formazione che noi “teachers” teniamo sull’educazione alla lettura, che ci vengano rivolte queste domande: “ma quando vi dedicate ad un’u.d.a di lettura, la scrittura, la mettete da parte?” o “ma è vero che non agite mai sulle annotazioni presenti sul taccuino del lettore?”
La risposta è no, ovviamente. Sulla scrittura ci si lavora eccome.
Nel corso dell’ultima settimana di scuola prima delle vacanze natalizie i ragazzi e le ragazze di prima avevano espresso la volontà di rallentare il ritmo, dedicandosi alla lettura individuale ed alla chiusura del percorso incentrato su Kafka e la bambola viaggiatrice. Li vedevo molto attivi sui loro taccuini: annotavano impressioni, provavano ad applicare strategie, rileggevano quanto annotato in precedenza per fare il punto sul proprio percorso di lettori e lettrici.
Girando per la classe e sbirciando sui lavori in corso, però, mi sono resa conto che la loro prosa era molto scarna, didascalica e, a volte, confusa. (Fino a quel momento in scrittura avevamo lavorato in poesia, del resto).
Ecco quindi la scelta di proporre un paio di strategie semplici e trasversali: la prima scelta per migliorare lo stile delle annotazioni rendendole più ricche e curate; la seconda individuata allo scopo di sviluppare il pensiero critico, approfondire i contenuti (le idee) e mettere per sempre – si spera – nel cassetto la tendenza a scrivere in modo tanto, troppo, esageratamente didascalico.

Quella di cui vedete qui a lato insegnamento chiave ed istruzione esplicita, l’abbiamo battezzata “presta i tuoi sensi a lettore”.
Si tratta di una strategia molto basica che sostanzialmente si propone di sviluppare la capacità di descrivere un’ambientazione utilizzando i 5 sensi. È utile per praticamente tutti i generi e le tipologie testuali: per questo ho deciso di proporla proprio ora, prima dell’avvio ufficiale del primo percorso di prosa dell’anno – la scrittura autobiografica. So già che la riprenderò più volte nel corso di tutto il triennio: ci servirà per introdurre nei nostri racconti sequenze descrittive, per andare a scegliere i dettagli dell’ambientazione più efficaci per presentare un personaggio, per trasformare i fatti in scene quando ci occuperemo di nonfiction.
Nelle fotografie che seguono potete leggere Giulia ed Ettore, in prima, alle prese con il coinvolgimento attivo della strategia appena riassunta, ma anche Zaid che in terza afferma – attraverso una descrizione – che San Martino del Carso è stata composta da Giuseppe Ungaretti.



La seconda strategia proposta ai primini e alle primine, quella “scacciastiledidascalico” è ugualmente una strategia stranota a chi bazzica un po’ di scrittura: quella che consiste nell’approfondire le idee con dei dettagli. In classe l’ho affrontata inizialmente in lettura, durante le ore di storia, come strategia per la comprensione del testo informativo. Anche per questo l’ho presentata a ragazzi e ragazze: volevo dar loro prova tangibile che ciò che imparano da lettori lo possono mettere in pratica da scrittori e viceversa.

Ad essere sincera vi dico che applicarla per revisionare le proprie annotazioni inizialmente non è stato semplice per i ragazzi e le ragazze di IB.
Per sciogliere un po’ i nodi ed aiutarli ad approfondire il loro ragionamento, anche in questo caso ho scelto di arricchire la ML con la fase di modeling.
Mostrarci come modelli di scrittura e lettura non solo cementa la comunità di lettori e scrittori che costantemente alimentiamo in classe; soprattutto ci rende maestri più credibili e fa in modo che alunni ed alunne si sentano non giudicati ma accompagnati, compresi e sostenuti.


Lavorare sullo scrivere dal e sul leggere senza correggere il taccuino ma educando alla revisione delle proprie annotazioni non solo è possibile ma deve essere fatto, e lo si deve fare abitualmente perché non solo migliora la qualità della scrittura ma aiuta a stratificare il pensiero e a crescere come lettori e lettrici.
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