Metti che una sera ti stai dedicando (come ogni istante della giornata) al “cooperative teaching” con Sara, Loretta, e le altre favolose amiche, ormai prima amiche che colleghe, di IWT.
Metti che Loretta condivide con voi un cartellone appeso da lei in classe per stimolare la lettura attiva e riflessiva.
Metti che la cosa ti sconquiffera parecchio perché a scuola stai lavorando per trasformare le tue classi in una comunità di lettori e scrittori.
Metti che avevi appena finito una conversazione con i tuoi neuroni per spingerli a trovare un modo divertente ed attivo per coinvolgere i ragazzi ed abituarli a discutere, confrontarsi, scambiarsi opinioni ed imparare insieme.
Ecco com’è nata l’attività che abbiamo svolto oggi in classe e che ha superato le mie aspettative in quanto a riuscita.
Giusto quattro parole sul “Salta dentro, salta fuori”.
Saltar dentro. Ovvero entrare dentro il libro. Ovvero ragionare. Ovvero fare esercizio di empatia. Ovvero esercitarsi a scegliere. Saltar dentro: guardare e vivere la storia dal punto di vista di un personaggio – o di tutti i suoi personaggi. Chiedersi il perché di azioni, idee, battute…Chiedersi il perché di una scelta, cercare altre alternative.
Saltare fuori. Ovvero uscire dal libro. Ovvero guardare la storia con gli occhi di uno scrittore. Chiedersi il perché di scelte narrative, linguistiche e “ottiche”.
“Prof!” – mi hanno detto mentre spiegavo loro quanti “vestiti” possiamo indossare mentre leggiamo un libro – “ma è come vivere milioni di vite in una sola!”. Uno per loro, zero per la mia mascella ancora adesso a penzoloni. Piccoli Umberto Eco crescono.
Giusto due parole per farvi capire come abbiamo lavorato.
Ho sistemato nella classe alcune isole di banchi ed ho fatto accomodare i ragazzi, precedentemente suddivisi da me in gruppi, attorno ad esse. Su ciascun’isola ho appoggiato dei cartelli con domande stimolo – naturalmente una diversa per ciascun “angolo” di discussione – collegate ad un testo letto con loro alcuni giorni prima. Ho assegnato ad ogni gruppo un percorso differente attraverso la classe. Anche le parti del testo da discutere in base alle domande erano diverse da gruppo a gruppo.
I ragazzi hanno avuto a disposizione 7 minuti di tempo per lavorare in ciascuna isola: dovevano leggere il frammento di testo loro assegnato per quello step (massimo 4/5 righe), discuterne in gruppo in base alla richiesta, riassumere, in una risposta o in una scaletta, quanto emerso nella discussione – sia le posizioni in comune sia quelle discordanti. Alla scadenza dei 7 minuti tutti dovevano cambiare isola di lavoro e ricominciare a leggere, riflettere, discutere e sintetizzare.
Ma no! L’autore ha descritto bene il fiore perché doveva farci capire che era proprio bello e irresistibile! Altrimenti mica Persefone se lo sarebbe filato, se era un trifoglio mica lo raccoglieva!
Ma certo che Demetra non lo ringrazia nemmeno il pastore e scappa da Zeus! Quella aveva fretta di sapere che era successo a sua figlia!
Eh! certo che Era ha zittito Zeus! Pure lei, come Demetra, è una madre di famiglia! Non può accettare che ne esca vincitore solo Ade!
Eh sì. Ho riso tanto sentendoli discutere e discutendo con loro. Li ho visti attenti, li ho trovati appassionati. Erano sul pezzo. Ciascuno, naturalmente, cercava di far emergere la propria opinione ma alla fine tutti hanno cercato di capire il punto di vista degli altri. [Lo confesso: per arrivare a quest’ultimo punto ci ho dovuto metter bocca.]
Alla fine della rotazione abbiamo iniziato a tirare tutti insieme le somme e a condividere la bellezza e la difficoltà della mediazione. Alla fine della rotazione si sentivano tutti più sicuri. Alla fine dell’ora è partito un coro di “noooooooooooooooooooooo”.
Alla fine dell’ora io ero felice. E lo sono ancora.
L’ha ribloggato su sabinaminuto.
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