Cambiare metodo di lavoro non è semplice. Rivoluzionarlo ancora di più. Quando ho deciso di intraprendere la strada del Writing and Reading Workshop ne avevo già la consapevolezza ma la cosa non mi preoccupava data la mia propensione alla curiosità, alla sperimentazione ed alla continua, ed a volte autolesionistica, messa in discussione. Se si tratta di prendere sentieri destinati ad influire solo – o quasi – su me stessa, l’impulsività e il “mi tuffo a bomba” la fanno spesso da padroni. Se, invece, in gioco ci sono i percorsi dei miei ragazzi, divento la persona più “rigorosamente studiosa” sulla faccia della terra. … In effetti conosco molte colleghe che in questo aspetto potrebbero giocarsela ad armi pari con me… Comunque. Torniamo a noi. Vi stavo raccontando dei miei primissimi approcci al workshop. Un’estate trascorsa in compagnia di Nancy Atwell, Frank Serafini, Linda Rief, Ralph Fletcher, Lucy Calkins…e delle IWT naturalmente. Un’estate di libri, video, appunti, dispense, scambi di opinioni, consigli e virtuali tavole rotonde. Poi è arrivato settembre. Sono entrata in classe. Pronta a lanciarmi con il paracadute. Ho conosciuto i ragazzi, ho condiviso con loro modalità e obiettivi del nostro lavoro annuale, ho iniziato con le prime minilesson dedicate al testo poetico. Tutto filava liscio.
Poi è arrivato IL Momento: quello delle prime consulenze individuali.
In teoria avrei dovuto condurne 4 o 5 a lezione. Avevo studiato! Avevo visto ed ascoltato consulenze della Atwell. Ero fermamente convita di riuscire a farcela. Ero. In teoria.
In pratica riuscivo al massimo a parlare in un’ora con un ragazzino barra uno e mezzo barra due, quando cercavo di essere attenta al tempo che scorreva.
MA.
Riservando tutto il tempo che ritenevo necessario ai pezzi di ciascun alunno contribuivo al crearsi in aula di un chiacchiericcio diffuso ed all’alzarsi di uno stuolo di mani che imploravano aiuto. Se invece mi imponevo di affiancare uno scrittore al massimo per i canonici 4 o 5 minuti non mi sentivo efficace perchè mi rendevo conto, spesso, di avere difficoltà a capire su QUALE aspetto della sua bozza concentrarmi.
Era chiaro. I ragazzi mi stavano dimostrando di non essere ancora pronti ad andare avanti da soli nella scrittura e, contemporaneamente mi stavano piazzando davanti ad uno specchio: quello della messa in discussione.
Ne ho parlato con le IWT, ho ripreso a studiare, ho tenuto il cellulare in tasca con la registrazione vocale avviata all’insaputa dei miei alunni per poter riascoltare non loro ma me stessa durante una consulenza…
Ci ho ragionato molto poi ho capito in che consisteva il mio errore più grande: stavo cercando di trasferire nella comunicazione verbale ciò che fino all’anno precedente facevo quando a casa, con calma e penna alla mano, correggevo i temi dei miei alunni.
Cercavo di sistemare la scrittura invece di coltivare lo scrittore
Fiumi di parole. Fiumi di parole che prima o poi ti portano via. I Jalisse avevano ragione. Sistemavo il lessico, modificavo la punteggiatura, spostavo paragrafi, davo consigli, inserivo verbi specifici. Un lavoro meticoloso che mi portava via tempo ma che i ragazzi, se andava bene, a malapena consideravano, con il risultato che i loro testi continuavano ad essere “congelati”, riproponevano le stesse dinamiche, le stese problematiche e gli stessi strafalcioni.
La volontà di portarmi via da quei fiumi di parole e da quel mood era stato uno dei motivi che mi avevano condotta a cercare nuove strade ed ora mi rendevo conto che ci stavo ripiombando dalla testa ai piedi.
Così ho messo in moto il criceto (dobbiamo trovare un nome a ‘sto povero animaletto) e mi son costruita un modulo (ecco il PDF ConsulenzeProfAlunni ) da utilizzare sia come guida per condurre una consulenza (più) efficace, sia per annotarmi ed archiviare, in vista della valutazione, alcune tappe del processo di scrittura seguito da ciascuno di loro.
Mi è servito: con il tempo ho imparato a focalizzare, a prepararli all’ascolto sottolineando gli aspetti positivi dei loro brani prima di introdurli alle criticità, a lasciare a loro la libertà della revisione, a non fornire io le riposte alle loro domande ma a guidarli nel ragionamento, a non correggere direttamente gli errori ma ad accompagnarli nella scoperta e nella riflessione. Non è stato facile. E’ stata dura e lo è ancora ma mi sento cresciuta e lo stesso vale per i miei alunni. Lo noto nei loro pezzi ma anche nelle consulenze tra pari di cui spero di potervi parlare presto.
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