Comprendere Pensare Apprendere. Una sbirciatina durante un’interrogazione di storia.

Il 28 ottobre sul sito delle Teachers è uscito un articolo indispensabile, dedicato ad un libro che riassume vent’anni di ricerche condotte dal Project Zero della Harvard Graduate School of Education ;  ad Harward si sono interrogati su cosa voglia dire pensare e su come sia possibile rendere visibili i processi di pensiero.  Pensare è condizione imprescindibile per comprendere ed anche per studiare.  E dunque, a scuola, il punto di partenza e quello d’arrivo deve essere l’educazione di un pensare consapevole ed esperto attraverso, inannazitutto, la sua esternazione.

Come per molte delle Teachers anche per me l’estate appena trascorsa è stata il tempo di Making Thinking Visible; man mano che procedevo nella lettura mi si accendevano lampadine in testa, man mano che prendevo più dimestichezza con l’approccio teorico e che lo facevo mio, tornavo a ragionare su alcune routines che avrei dovuto assolutamente promuovere in classe.

La prima che ho scelto di mettere a sistema è stata il Chalk Talk.

Si tratta di una conversazione silenziosa alla lavagna o su un cartellone a partire da un prompt. É adatta a sviluppare la flessibilità di pensiero e l’apprendimento non lineare, e, cosa non da poco, permette ai ragazzi di prendersi il tempo necessario per pensare.

Inizialmente l’ho proposta durante l’immersione nel testo poetico. Ad ogni gruppo di lavoro ho assegnato una poesia; ho chiesto ai ragazzi di annotare inizialmente i propri pensieri sul taccuino per poi trascriverli (eventualmente integrandoli), in silenzio, intorno al testo poetico facendo in modo di collegare il proprio punto di vista non solo alla poesia ma anche a quanto scritto precedentemente dai compagni.

Una volta che tutti hanno preso la mano con quest’attività ho ragionato a come fare un passo in avanti e mi son chiesta: “e se applicassi la stessa routine in un’interrogazione di storia?”  E così ho fatto.

Invece di scrivere al centro di un cartellone una parola o un concetto chiave (Unni, Attila, Barbari, Crollo Impero Romano…) ho optato per due pagine di un fumetto sulla storia d’Italia tratto da una vecchia antologia. I ragazzi, quindi, non erano solo chiamati ad esprimere il proprio punto di vista su quanto stavano leggendo, ma anche a collegarlo con le informazioni in loro possesso.

Mentre dialogavano su carta io giravo tra i gruppi e prendevo nota non degli interventi di ciascuno (quelli li avrei recuperati più avanti) ma dell’atteggiamento dei ragazzi, del loro modo di leggere il fumetto e gli interventi dei compagni, di come si apputavano i passaggi su cui avrebbero voluto ritornare per aggiungere, precisare, controbattere…

Sia per loro che per me è stata un’esperienza illuminante; ognuno ha avuto tempo e modo di esprimersi; tutti sono riusciti a recuperare, tra le proprie conoscenze, quelle adatte ad affrontare quel compito, in quel momento, in quella modalità. Tutti, nel momento di condivisione finale, hanno detto di essersi sentiti padroni di quel che avevano studiato e di essersi resi conto di aver imparato qualcosa davvero perchè “mica bastava ripetere delle frasi del libro in ordine, qui dovevi scegliere le cose adatte da scrivere e le dovevi prendere nella tua testa non come erano messe nel libro e così potevi vedere che stavi pensando”.

Non poteva andare meglio.

P.S. Ecco alcuni estratti del lavoro dei ragazzi

 

 

 

 

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