Insaporisci il brodo senza allungarlo: usa bene i dettagli.

Incipit. Fatto.

Suspense. Sperimentata.

Mostra! Non dire. Aggiunto al curriculum.

Un tassello alla volta i ragazzi stanno addentrandosi in maniera sempre più consapevole nel meraviglioso mondo della scrittura.

Il lavoro da affrontare è ancora tanto, come tantissime sono le questioni da rinfrescare o riprendere – ah! La punteggiatura! Ah! La consecutio! –  ma, insieme alla primavera, sto assistendo al timido sbocciare, nelle mie classi, di menti che “pensano e ripensano su carta”. Anche le consulenze sono più mirate: io sono diventata più sciolta ma tanti di loro hanno preso il via nell’individuare un elemento specifico da analizzare insieme a me o ad un loro compagno/a.

C’è però un problema. Comune al 99% delle bozze autobiografiche che ho passato al vaglio nelle scorse settimane: la maggior parte mi ha lasciata insoddisfatta. Avrei voluto conoscere molti più particolari dei loro “semini”!  Dopo aver apposto su 44 block notes una marea di post-it con su scritto: “amplia” – “aggiungi dettagli” – “dimmi di più” – “batti il cinque” – ho realizzato che, forse forse, era il caso di scrivere una mini lesson dedicata all’insaporimento del brodo.

Ecco il teaching point.

Oltre che scrittori state diventando anche dei lettori critici e, nelle vostre annotazioni, vedo  sempre più sovente qua e là spuntare appunti sull’utilizzo del lessico sensoriale da parte degli scrittori che state incontrando sul vostro cammino. Sono interventi del tipo: “Mentre leggevo quel paragrafo mi sembrava che la scena stesse davvero accadendo davanti ai miei occhi”. Oppure: “questo scrittore utilizza tantissimi dettagli e ti catapulta proprio dentro la storia”.

Vi confido un segreto: tutto sta nel concentrarsi. […] nel fermarsi nei punti chiave del racconto per cercare di ricordare e di ricreare tutti i dettagli di quei momenti; anche i più piccoli.

È proprio quello che dovete fare voi.

Quando scrivete un racconto, dovete cercare di individuare i suoi momenti chiave e di trasmetterli ai vostri lettori nel modo più ricco e vivo possibile.

Immaginate […]  che i vostri occhi siano una macchina da ripresa cinematografica. Rallentate il ritmo. Guardare la scena alla moviola. Anche inquadrandola da punti di vista diversi.

Per la fase del modeling ho pensato di utilizzare l’incipit di “Crash”, di J. Spinelli.

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Avrei potuto proporre un milione di altri brani ma la mia scelta è caduta su questo perchè qui la prosa è accompagnata da immagini stilizzate “al punto giusto”.

Armati di matite colorate i ragazzi hanno messo in evidenza soltanto quelle parti delle illustrazioni che  corrispondevano ai dettagli ben indagati all’interno del testo. E tutto quello che ancora restava in bianco e nero?  Semplice: lo hanno colorato con l’immaginazione. Hanno chiuso gli occhi e cercato di percepire l’intera scena nel modo più realistico possibile. Li ho guidati suggerendo loro quali elementi prendere in considerazione:  i suoni del quartiere, i profumi provenienti dalle case, il colore delle auto parcheggiate nei vialetti, quelli delle tende alle finestre…

Il passo successivo è stato quello di riportare tutto sul taccuino: 5 minuti di tempo per ripensare su carta poi, naturalmente, via di condivisione.

Al momento del coinvolgimento attivo ho ribaltato la prospettiva.

Ecco quindi sbucare fuori dalla mia borsa un albo illustrato: “Fuorigioco”, di Silei e Quarello, edito da “Orecchio Acerbo”.   Questionem de calcium: captatio attenzionem assicuratam.

schermata-2017-02-27-alle-17-37-54Anche qui la scelta non è stata casuale. Nelle pagine che ho proposto in classe testo ed immagini si integrano senza sovrapporsi del tutto: la stretta di mano tra i due capitani è solo dipinta, le tribune colme di tedeschi e nazisti, così come le prodigiose parate del portiere austriaco, sono invece solo raccontate. Esclusivamente illustrate sono l’esultanza dei giocatori austriaci dopo il goal di Sindelar, lo smarrimento della compagine teutonica e le espressioni di giubilo dei tifosi bianco rossi.

Una volta inquadrato ai ragazzi il contesto della vicenda ho lanciato la sfida: “immaginate di essere Marcus. Chiudete gli occhi e catapultatevi in quella calda giornata del 1933.  Cercate di concentrarvi e, aiutandovi con le immagini e gli effetti sonori, provate a  percepire il maggior numero di dettagli visivi, sonori, tattili ed olfattivi. Poi, quando siete pronti, appuntateli sul vostro taccuino. Per casa proverete a scrivere, raccontando in prima persona – al passato se preferite – questo “ricordo”.

Ecco qui alcuni dei risutati: un brodo non allungato ma insaporito, anche da qualche errore sì, ma pur sempre buono.