“Solicitando un poco meo savere” ho chiesto ai ragazzi di indagare la natura del sentimento eternamente cantato dai poeti di ogni generazione: l’amore.
Esiste l’amore eterno?
Siamo partiti di qua. Seduti in terra, nel circolo dei lettori.
Loro mi sono sembrati avere le idee chiare: ” No prof, non esiste un amore eterno, l’amore cambia eternamente, come eternamente cambiamo noi e come eternamente ci possiamo innamorare.”
“Io però non mi sono mai innamorato e proprio non ci tengo! Quindi non posso rispondere alla sua domanda se mi parla dell’amore per una ragazza ma le posso dire che anche l’amore che provo per i miei e per le cose che mi piacciono non è eternamente costante ma sento che ogni giorno è un po’ diverso.”
Ottimo. Andiamo avanti. Facendo un passo indietro.
L’amore cos’è? Da dove nasce?
Silenzio.
Ancora silenzio.
Un silenzio pensante, però.
Si vedeva che nessuno in classe riusciva a trovare il coraggio e le parole per esprimere il proprio pensiero. Così ho lanciato l’esca: il colpo di fulmine in metro, a Roma, del maggio 2017.
Si sono scatenati: “Ma com’è possibile credere nel colpo di fulmine?” – “Certo che esiste! Se una ti garba di innamori!” – “Ma no! L’amore mica è così! Secondo me è qualcosa di più”. –
Senza rendersene conto hanno iniziato a dibattere, a prendere posizione, ad accalorarsi. A quel punto ho giocato i miei Jolly: Pier della Vigna e Jacopo da Lentini. Breve introduzione alla scuola siciliana, certo. Poi subito immersione nella lettura.
E allora? Cos’è l’amore? Una sostanza o un accidente in sostanza?
Hanno provato a definirlo ed hanno scelto le parole più vicine alla loro esperienza dalle liriche dei “siciliani”.
Testi del ‘200. Timoni del loro sentire. Testimoni delle loro anime.
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