No. Non vi siete persi una tappa. La quarta c’è stata: in classe.
Abbiamo camminato, soli e pensosi, riflettendo sulle eterne battaglie che quotidianamente combattiamo. Ci siamo chiesti come e quando le parole dei libri, delle poesie e delle canzoni possono diventare per noi armi, rifugi o nidi. Ciascuno sul suo taccuino ha provato a spiegare perchè sceglie certe parole, perchè le trascrive sul proprio diario, perchè se le tatua sul cuore e le trasforma in orma, strada od orizzonte. Perchè, insomma, certe parole sono eterne ed altre no.
Ripercorriamo il percorso svolto fin ora:
- l’eternità nella quotidianità delle piccole cose – San Francesco d’Assisi – albo Illustrato “La volpe e la stella”.
- l’uomo di fronte all’eternità – confronto San Francesco/Cecco Angiolieri
- amore eterno o eterni amori? – Siciliani e Stilnovisti – Alda Merini – Cesare Pavese
- il valore eterno delle parole – Petrarca – Guè Pequeno
Ed eccoci ad oggi, alla quinta tappa: cosa rende eterno un uomo?
Non c’è stato dubbio, tutti d’accordo: a rendere un uomo eterno sono le sue azioni e i valori che lo muovono, e noi di uomini – resi eterni sia dalle parole di Boccaccio sia dalle loro azioni – ne abbiamo incontrati due. Ghino di Tacco, eroe ghibellino della nostra terra, e Federigo degli Alberighi.
Abbiamo scaldato i motori con la novella di Ghino di Tacco interrogandoci sulla prospettiva dei personaggi e sul loro mutare nello svolgersi della vicenda. Cosa pensa del suo carceriere l’abate di Cluny quando viene rapito dagli uomini di Ghino? Come cambia la sua prospettiva quando il brigante gentiluomo cura il suo mal di stomaco? E di fronte agli eventi che lo hanno portato a rifugiarsi a pochi chilometri da noi, quale sguardo caratterizza Ghino? Quale l’Abate?
A travolgere gli animi è stato il dibattito insorto al termine della prima lettura delle vicende di cui è stato protagonista Federigo degli Alberighi. La classe si è spaccata in due. Le ragazze (tranne un paio) l’hanno subito eletto loro uomo ideale. I ragazzi, al contrario, l’hanno apostrofato con termini anche irripetibili – ma si vedeva che sotto sotto capivano quell’uomo così tanto innamorato da arrivare a dare tutto se stesso ed anche di più per Giovanna.
Per capirli meglio, Federigo e Giovanna, li abbiamo guardati sotto alcune lenti di ingrandimento.
- PRIMA LENTE – Il contesto
Abbiamo cercato di confrontare il mondo in cui vive e scrive Boccaccio con il mondo di cui racconta nella novella. Tanto vicini cronologicamente quanto lontani dal punto di vista dei valori. Gentilezza, amore, onestà nobiltà d’animo e fedeltà o ricchezza, fortuna e spregiudicata intraprendenza? Chi, nella novella, incarna quei valori? Quali valori riconosciamo come nostri?
- SECONDA LENTE – Le azioni dei personaggi.
Ho chiesto ai ragazzi prima di individuare per entrambi i protagonisti quattro momenti chiave, i quattro fotogrammi necessari a descriverne l’evoluzione poi di esprimere un parere sul loro operato.
- TERZA LENTE – Pensieri e parole
Quali parole Boccaccio mette in bocca a Federigo e Giovanna? Quali sono i loro pensieri più significativi? Perchè l’autore sceglie di trasmetterci proprio quelli? Cosa ci vuole comunicare? Cosa ne possiamo dedurre?
Non pensate che sia finita qui! Un paio di annotazioni da “scrittori lettori” non ce le siamo fatte scappare:
- abbiamo rintracciato le tecniche di scrittura che conosciamo usate da Boccaccio
- ci siamo chiesti in che modo l’autore si schiera all’interno della vicenda
- abbiamo ragionato sul titolo (sembra banale ma.. rende eterno quell’uomo!)
Ultimissimo passaggio: i valori di Federigo sono ….. I valori di Giovanna sono … A muovere i fratelli della donna è …. Noi, invece, consideriamo valore…
Sono queste le orme che lasciamo dietro di noi, adesso.
E… grazie a Sabina Minuto per gli spunti sul taccuino dello studente letterato!
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